Francesca Nespoli – Una toscana in salsa british

Francesca Nespoli, che ringraziamo, ci racconta la sua esperienza lontano da casa.

Chi sei, lontano da casa? Io ho deciso di partire nel 2015, dopo essermi laureata in Fotografia alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze. Ho deciso di partire per tanti motivi… Il primo è che mi sentivo ‘stretta’ nel paesino dove vivevo in Toscana, e come in tutti i paesi, anche nel mio tutti conoscono tutti, tutti sanno tutto di tutti, alla gente piace parlare e farsi gli affari degli altri. Questa è una cosa che non ho mai sopportato, la mancanza di ‘privacy’ diciamo così, il fatto che non mi sentissi libera di fare la mia vita senza che tutti lo sapessero e ne parlassero. In più ero finita come tutti a fare sempre le stesse cose sempre negli stessi luoghi, non essendoci molta scelta. Volevo cambiare aria, ricominciare da zero in un luogo dove nessuno mi conoscesse e sapevo che c’era così tanto da vedere fuori dal mio paese che non potevo davvero perdere l’occasione. Un altro motivo che mi ha spinta a partire era che mi sentivo un pò soffocare in casa con mio padre. Capisco che essendo l’ultima di 4 figli, volesse solo proteggermi, ma avevo davvero bisogno di uscire e vedere il mondo con i miei occhi. Il lavoro è un altro motivo che mi ha spinta a partire. Ho studiato fotografia e sapevo che in Italia sarebbe stato difficile trovare lavoro in quel campo (o in qualsiasi campo a dirla tutta). Quindi sono partita, con la voglia di fare una nuova esperienza, vivere una nuova avventura, prendendo rischi, pronta a cadere e rialzarmi. Non ho mai avuto le idee chiare su cosa volessi fare nella mia vita, quindi ho sempre seguito l’istinto giorno per giorno. Ho scelto Londra perchè ho sempre amato tantissimo e studiato per anni l’inglese e perchè, non so, sentivo che era la città giusta. Oggi sono ancora qui, dopo quasi 6 anni. Ho vissuto tante di quelle avventure che un libro non basterebbe a raccontarle tutte. Ho viaggiato tantissimo in Europa e non solo, ed è stato fantastico. Ne sono super grata. Tantissime delusioni, paure, problemi, nostalgie ma anche tante cose bellissime che mi hanno completamente stravolto la vita, come l’aver trovato 4 anni fa un fidanzato meraviglioso che mi circonda ogni giorno di amore. Tutto quello che ho vissuto mi ha cambiata dentro, aperto la mente, così tanto che vedo tantissimo la differenza a volte quando parlo con vecchi amici che conosco dalla nascita. Mentalità completamente diverse. Per quanto riguarda il lavoro, certo, mi sarebbe piaciuto lavorare nel mio campo, quella della fotografia, ma il mio scopo trasferendomi qua non è mai stato quello di diventare una fotografa, ma di essere felice con qualsiasi lavoro facessi. Ne ho cambiati alcuni, finchè non ho trovato quello che mi rendesse felice, almeno per il momento. Lavoro per Dolce&Gabbana dentro uno dei luoghi più conosciuti al mondo, Harrods, e lo adoro.  


Quando parti, cosa metti in valigia per te stesso? 
Come dicevo anche rispondendo alla prima domanda, quando sono partita per Londra ero super emozionata, pronta a vivere ed affrontare qualsiasi cosa, il che forse mi ha portata ad essere anche un po’ incosciente certe volte. Ho fatto tanti errori, ma mi hanno resa quella che sono oggi e ne sono grata. Avevo anche un po’ di paura ovviamente. Dopo 24 anni vissuti in casa con i miei genitori, quella era la prima volta che andavo a vivere da sola… e non nel paesino accanto ma dall’altra parte dell’Europa. Ma sono stata davvero coraggiosa soprattutto perché non me l’aspettavo da me stessa, non avrei mai pensato di essere capace di fare un salto del genere, specialmente da sola. A parte tutto ciò, la cosa più grande che mi sono portata dietro è stato sicuramente l’amore per i miei genitori e la mia famiglia. Sapevo che mi sarebbero mancati tantissimo e non sarebbe stato facile.


Ti è mai capitato di perdere la bussola (lontano da casa)?
Mi è capitato tantissime volte di perdere la bussola. Tanti problemi, tante cose anche legate alla vita che mi sono ritrovata per la prima volta ad affrontare da sola. Direi tutto, dalle prime bollette da pagare con un lavoro indecente, non sapendo come arrivare in fondo al mese. Non poter permettermi nemmeno un mini mono locale in affitto e dover condividere la casa con milioni di persone sempre (il che è stato divertente all’inizio ma a un certo punto tutti abbiamo bisogno di un posto solo nostro). Perdere la camera in affitto dal giorno alla notte e ritrovarmi senza un tetto sopra la testa e a non sapere dove andare. Essere maltrattata a lavoro. Legarmi a persone ‘poco raccomandate’, che mi hanno fatto tanto soffrire. Insomma la lista potrebbe continuare. Tutto questo diciamo che è successo per di più nei primi anni. La cosa più difficile in quel caso è stata il dover affrontare tutto da sola, senza quell’amore e quella sicurezza che mia mamma, per esempio, mi ha sempre dato. E’ stato davvero difficile. Certo, i miei genitori sono sempre a una chiamata di distanza, ma non è la stessa cosa. In più non volevo assolutamente che si preoccupassero per me o che risolvessero i miei problemi, quindi il più delle volte non dicevo nulla e affrontavo tutto da sola. Negli ultimi anni, un altro grosso problema che mi sono ritrovata ad affrontare è legato al mio fidanzato. Ha sofferto di depressione da anni ed è arrivato ad affrontare dei momenti davvero bui l’anno scorso. Tutto questo ovviamente è stato un problema anche per me. Non solo perchè lo amavo e vederlo così mi faceva stare male, ma anche perchè è stato difficile continuare a sorridere in quell’atmosfera, non lo nego. Non ero io quella che soffriva di depressione ma mi sono ritrovata a doverla affrontare praticamente ogni giorno della mia vita per qualche anno. E non ho avuto quel supporto morale che avrei avuto ovviamente dalla mia famiglia se fossi stata in Italia, questo sicuramente. Mi sono stati vicini ovviamente, ma si sa, la distanza rende tutto difficile. E qui menziono l’ultimo grande problema che ho affrontato, ma non per importanza: la mancanza della famiglia. E’ una cosa che porto con me ogni singolo giorno da quando sono partita a luglio del 2015. Non c’è giorno che passa che non penso a loro e che non mi mancano. Non c’è giorno che non mi senta anche in colpa per essere partita, perchè mia mamma non l’ha mai presa bene, ha sofferto molto quando me ne sono andata e lei è la mia roccia, la mia migliore amica. Sapere che soffre per colpa mia è una cosa per me insostenibile. Sono arrivata a pensare più volte di tornare in Italia anche solo per farla sentire meglio. Ma ho finito sempre per non farlo, perchè il mio istinto mi ha sempre frenata, sapevo che non era la cosa giusta per me in quel momento. 

In quei momenti (quando hai perso la bussola) che cosa avrebbe potuto esserti d’aiuto?
Per risolvere tutti i miei problemi in questi anni ho fatto diverse cose. Nei primi anni è stato difficile perchè sono partita letteralmente senza un soldo, mi sono dovuta costruire tutto da zero. Quello che ho fatto è farmi forza e crescere. Ho avuto il sostegno della mia famiglia sempre, ho cercato di tornare in Italia almeno 2/3 volte all’anno per una settimana o due, così per ricaricarmi del loro amore e ‘tornare a lavoro’ più carica di prima. Ho anche incontrato tante belle persone qui a Londra che mi hanno aiutata nel momento del bisogno e alle quali sarò sempre grata. Per quanto riguarda l’esperienza con il mio ragazzo, all’inizio abbiamo provato con la psicologia. Non potevamo permetterci di pagare uno psicologo privato quindi ci siamo rivolti a uno di volontariato per 6 mesi. Purtroppo non ha funzionato molto. Non dico che la psicologa o la psicologia fossero sbagliate, assolutamente, ma sono dell’idea che non tutte le persone sono giuste per tutte le persone. Credo che quella persona in particolare non sia stata in grado di capire a fondo il mio ragazzo e ‘colpirlo’ in modo positivo. Dopo 6 mesi ha smesso di frequentarla ed è stato altri mesi senza fare nulla a riguardo. Io provavo a supportarlo come meglio potevo. Alla fine l’anno scorso si è raggiunto un punto davvero brutto, ed è lì che abbiamo deciso di rivolgersi al dottore, che ci ha suggerito dei farmaci. Il mio ragazzo ha preso questi farmaci per poco meno di un anno aiutandosi con video e libri riguardanti la salute mentale e la pace interiore. Tutto ciò lo ha aiutato a stare bene ed a smesso di recente di prendere farmaci. Per me è stato difficile affrontare tutto ciò, e le cose che mi hanno aiutata sono state la mia fede, la fiducia in lui e il supporto da parte della mia famiglia. Sì, forse un aiuto psicologico anche per me sarebbe stato buono, non lo so, non ci ho mai pensato. Ma lo considererei per il futuro.Ho affrontato tante cose in 6 anni, ma mi hanno resa ancora più forte. Ho lavorato duro e ad oggi ho un lavoro che mi piace e mi paga bene, ho conosciuto tantissime belle persone e vivo finalmente con l’uomo che amo in una casetta tutta nostra. Stiamo benissimo.


In che cosa si assomigliano viaggio e psicologia?
Non si viaggia solo fisicamente. La psicologia è un viaggio mentale. Personalmente credo che la psicologia sia uno strumento potentissimo che, se usato correttamente e genuinamente, aiuta a capire le mente e le persone. E questo può davvero aiutare coloro che non trovano pace con la loro mente appunto, a conoscersi, capire ed accettare tante cose. A volte ci si ritrova da soli ad affrontare tutto e la psicologia può essere un valido aiuto. Psicologia e viaggio sono simili perchè ci vuole tempo per entrambi, le cose non si fanno in due secondi. Ci vuole tempo e impegno per viaggiare sia fisicamente che dentro la mente. Lo scopo del viaggiare è conoscere, lo scopo della psicologia è conoscere. Viaggiare ci mette di fronte a tante cose nuove che non abbiamo mai visto e non sappiamo affrontare… ma che poi impariamo ad affrontare. Proprio come nella psicologia. 

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